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Equazioni Differenziali del primo ordine

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Sono del tipo:

la cui soluzione (integrale) è semplicemente

l’integrale indefinito di f(x):

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Un’equazione differenziale del primo ordine si dice

a variabili separabili 

quando la derivata prima delle funzione incognita (y’) può scriversi come il prodotto di una funzione della sola variabile indipendente x e di una funzione della sola variabile y.

Dal punto di vista matematico,

un’equazione differenziale a variabili separabili può essere scritta con la seguente formula:

Equazioni differenziali a variabili separabili

dove a(x) b(y) sono due funzioni continue.

In parole povere, all’interno dell’equazione devono essere facilmente riconoscibili due blocchi tra loro moltiplicati, il primo può contenere come variabile solo la x, mentre il secondo può avere come variabile solo la y.

Esempio 1

Proviamo a fare qualche piccolo esempio per capire meglio come sono fatte queste particolari equazioni differenziali di primo ordine.

E’ un’equazione differenziale a variabili separabili? SI, perché al secondo membro abbiamo una funzione “y al quadrato meno uno” che è funzione solo della y. Manca la x?

Non c’è problema perché possiamo anche riscrivere la traccia come:

Quel termine 1 che abbiamo aggiunto con la moltiplicazione, è proprio la nostra a(x), ovvero la funzione che dipende solo da x. In questo caso è come se avessimo x elevato a 0 (ogni numero elevato a 0 fa 1)

Esempio 2

E’ un’equazione differenziale a variabili separabili? NO, perché in questo caso abbiamo una funzione in cui le variabili x e y non possono essere separate. Infatti non possiamo riconoscere direttamente un a(x) e un b(x) anche a causa di quel -1 finale.

COME RISOLVERE LE EQUAZIONI DIFFERENZIALI A VARIABILI SEPARABILI

Per determinare la soluzione, che in linguaggio matematico viene indicata anche come integrale generale, si procede con due semplici passaggi:

  1. Si risolve b(y)=0. Il valore di y che ottieni sarà una prima soluzione dell’equazione differenziale.

  2. Supposto b(y) diverso da 0, allora nella nostra traccia, al posto di y’, andremo a scrivere la derivata con la notazione di Liebniz:

Notazione di Liebniz

Così da poter riscrivere la traccia come:

A questo punto, attraverso semplici passaggi algebrici, possiamo spostare dx al secondo membro, proprio accanto a a(x).

Contemporaneamente b(y) passa al primo membro accanto a dy.

Siamo pronti così per applicare l’integrale.

Eq differenziali a variabili separabili

Non resta che risolvere i due integrali nel metodo che si ritiene più opportuno individuando le primitive A(x) e B(x) rispettivamente di a(x) e 1/b(y)aggiungendo la costante di integrazione c.

Sono particolari equazioni differenziali nelle quali è possibile esprimere

e separare nei due membri le due variabili e poi integrare separatamente.

Si dice che un’equazione differenziale del primo ordine è a variabili separabili se, posto

essa si può scrivere nella forma:

essendo q(x) e p(x) funzioni continue in opportuni intervalli.

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Determinare l’integrale generale dell’equazione differenziale:

2 xy – y’ = 0

posto :

y’ = dy/dx

e supponendo

y ≠ 0

si ha:

2 xy – y’ = 0 ⇒ 2 xy – dy/dx=0 ⇒ 2 xy dx-dy=0 ⇒ dy = 2 xy dx ⇒ dy/y=2x dx

ora integrando ambo i membri si ottiene:

∫1/y dy = ∫ 2x dx ⇔ ln |y| +c_1= x^2+c_2 ⇔ ln |y| = x^2+(c_2 – c_1)

ln |y| = x^2+c ⇔ |y| = e^(x^2+c) ⇔ y = ±e^c · e^x^2

essendo c una costante arbitraria, e^c rappresenta un arbitrario numero reale positivo e quindi ±e^c rappresenta un un arbitrario numero reale diverso da zero, che pertanto si può indicare con k.

l’ultima equazione si può scrivere :

Osserviamo ora he, a causa della posizione fatta all’inizio del procedimento risolutivo (cioè y≠0) , é necessario verificare se anche la funzione di equazione y=0 é  una soluzione della

2 xy – y’ = 0

In effetti, se y=0 , si ha y’=0 e dalla

2 xy – y’ = 0

si ottiene l’identità 0 = 0; quindi anche la funzione y=0 é un integrale della

2 xy – y’ = 0.

L’equazione di tale funzione dunque dalla

lasciando cadere la condizione k≠0 e quindi l’equazione

esprime sinteticamente l’integrale generale della

2 xy – y’ = 0

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Segue Esercitazione…

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Equazione differenziale : Lezione 1

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In questa nostra prima lezione di Analisi Matematica 2 vediamo la definizione:

di  equazione differenziale,

di equazione differenziale a variabili separabili,

di soluzione di un’equazione differenziale.

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Equazione differenziale

Prima di dare la definizione di equazione differenziale spieghiamo intuitivamente cos’è.

Fino ad adesso abbiamo sempre visto equazioni in cui l’incognita è la “x”. L’obiettivo è quindi trovarsi la x. Nelle equazioni differenziali invece l’incognita è una funzione, quindi l’obiettivo sarà quello di trovarsi la funzione che verifica l’equazione differenziale.

Un’equazione differenziale è una relazione che coinvolge una funzione f insieme ad alcune sue derivate.
Se l’equazione coinvolge solo f ed f’ (che è la derivata prima di f) l’equazione si dice del primo ordine.

Facciamo subito un esempio banale:

Facciamo subito un esempio banale:

Quella che abbiamo appena scritto è un’equazione differenziale (perché coinvolge f e la sua derivata) del primo ordine (perché ci sono solo f ed f’). Intuitivamente sappiamo che una funzione che ha la derivata uguale a se stessa, cioè tale che f=f’, è la funzione l’esponenziale.

La costante c va messa perché quando si deriva c e^x si ottiene di nuovo c e^x e quindi l’equazione è verificata anche se moltiplichiamo l’esponenziale per una qualsiasi costante.

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soluzione di un’equazione differenziale

facciamo il caso di un’equazione differenziale del primo ordine

Equazione del primo ordine:

Un’equazione del primo ordine può essere scritta nella seguente forma:

In questa equazione la funzione F è una qualsiasi funzione che dipende da x e da f.

Diamo la definizione di soluzione:

Se f è derivabile in un intervallo I, tale che

Allora

f si dice soluzione dell’equazione differenziale.

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Equazione differenziale del secondo ordine:

Un’equazione del secondo ordine può essere scritta nella seguente forma:

Diamo quindi la definizione:
Se f è una funzione derivabile due volte in un intervallo I tale che

Allora

f si dice soluzione dell’equazione differenziale.

Siccome f dipende da x, diciamo che f deve verificare l’equazione per ogni x appartenente ad un intervallo.

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equazione in forma normale

Un’equazione differenziale si dice in forma normale se al primo membro c’è solo la derivata di grado massimo.

In formule,

supponendo che l’equazione contenga le derivate di f fino alla derivata n-esima,

l’equazione in forma normale è scritta nel seguente modo:

La derivata n-esima è indicata mettendo “(n)” come apice della f.

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Equazione differenziale a variabili separabili

Cominciamo dicendo che la f(x) si indica anche con y.

Da analisi 1 sappiamo che y=f(x) quindi non dovreste stupirvi.

In pratica, quindi,

in un’equazione differenziale abbiamo due variabili:

la y e la x.

Il nostro obiettivo è trovare la y però essa dipende dalla x, infatti è f(x).

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Un’equazione a variabili separabili è scritta nella seguente forma

Dove

a e b sono due funzioni continue rispettivamente in un intervallo I e in un intervallo J.

La definizione ci sta dicendo che riusciamo a dividere il secondo membro in una moltiplicazione tra un pezzo che dipende solo da x (chiamato a(x)) e uno che dipende solo da y (chiamato b(y)).

Metodo risolutivo

Il metodo è standard e si divide in due passi, che fanno in modo di trovare tutte le soluzioni possibili.

1. Soluzioni costanti
Cerchiamo le soluzioni costanti dell’equazioni a variabili separabili.

Ipotizziamo che b(y) sia uguale a zero

Imponiamo quindi y = k.

Sappiamo inoltre che

la derivata di una costante è 0, quindi y’ = 0.

La morale è che ci dimentichiamo del termine a(x) perché quello dipende da x, ma noi vogliamo trovare le y.

Teniamo quindi b(k)=0

e

lo risolviamo per trovare k, che è la nostra y dato che all’inizio abbiamo posto y=k.

2. Soluzioni non costanti

Ipotizziamo che b(y) sia diverso da zero (nel passo 1 l’abbiamo posto uguale a 0) così possiamo dividere entrambi i membri per b(y).

Sappiamo inoltre che per la cosiddetta notazione di Leibnitz

y’=d y/d x.

Scriviamo così:

Adesso possiamo integrare entrambi i membri.

Quando integriamo compare una costante, il classico “+c”.

Chiamiamo B(y) la primitiva di 1/b(y), cioè il suo integrale;

chiamiamo A(x) la primitiva di a(x).

Integrando otteniamo:

La prima riga è detta soluzione in forma implicita.

La seconda è detta soluzione in forma esplicita.

Il fatto che B sia invertibile è garantito dal fatto che B'(y)=1/b(y) è di sicuro diverso da zero quindi

B è strettamente monotona, dunque invertibile.

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Questi sono dettagli.

esempio 1

Troviamo le soluzioni della seguente equazione differenziale:

Soluzione:

Intanto notiamo che è un’equazione a variabili separabili:

a primo membro ho solo y’

e

al secondo membro c’è una funzione che dipende dalla x (cioè x)

e

una che dipende dalla y (cioè y^2).

Dovremo quindi cercare le soluzioni costanti e quelle non costanti.

1. Le soluzioni costanti si trovano mettendo y=k, sapendo che y’=0.

Otteniamo:

Abbiamo quindi una soluzione costante che è

y=0.

2. Adesso cerchiamo le soluzioni non costanti.

Dividiamo per y^2 in modo da “separare” le variabili.

Infatti

le equazioni hanno quel nome proprio perché si riesce ad avere un membro che dipende solo dalla y e uno che dipende solo dalla x.
Facciamo i conti:

Adesso dobbiamo solo fare gli integrali e aggiungere il “+c”:

Ricordatevi le regole degli integrali:

1/y^2 = y^-2

e quindi il suo integrale

-y^-1.

La conclusione è che abbiamo una soluzione costante (y=0) trovata al punto 1

e

un insieme di soluzioni trovato al passo 2.

Nota Bene:

Le soluzioni dipendono da una costante c, quindi

sono infinite e dipendono dai valori che assumerà quella costante.

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esempio 2

Troviamo le soluzioni della seguente equazione differenziale:

E’ ancora una volta un’equazione a variabili separabili.

1. Le soluzioni costanti si trovano mettendo y=k, sapendo che y’=0. Otteniamo:

Abbiamo quindi una soluzione costante: y=1.

2. Adesso cerchiamo le soluzioni non costanti.

separiamo le variabili e integriamo.

Per l’integrale al secondo membro abbiamo sfruttato la regola:

il numeratorela derivata del denominatore quindi risulta un logaritmo.

°°°°°

Segue …

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